La parodontopatia è caratterizzata da un quadro clinico infiammatorio, dovuto alla presenza di specifici batteri.
Il trattamento della malattia parodontale, una volta inquadrato accuratamente il paziente diabetico, passa necessariamente per la terapia causale, ovvero per l’approccio non chirurgico.
Il passaggio fondamentale da condurre alla poltrona consiste, nella rimozione dei fattori causali e predisponenti della patologia; l’asportazione di placca, tartaro, sopra e sottogengivali, la rimozione del cemento radicolare contaminato che vengono condotte mediante sistematiche a ultrasuoni o strumenti manuali (curette).
Il controllo meccanico della placca sopragengivale può essere affiancato dall’uso di agenti chimici
Il più diffuso è senza dubbio la clorexidina, il cui impiego trova nei pazienti
con forte quadro infiammatorio gengivale e parodontale.
È importante indicare al paziente modalità e tempi di utilizzo di questo presidio, per evitare che egli incorra negli effetti collaterali, quali macchie a danno degli elementi
dentali, alterazioni del gusto, alterazione del colore e dell’aspetto della mucosa della lingua.
La terapia non chirurgica viene finalizzata con la lucidatura delle superfici dentali ad opera di cappette e polishing. È stato studiato che la malattia diabetica migliori nel compenso glicemico in quei pazienti parodontali trattati per patologia parodontale con
terapia parodontale non chirurgica.
Tra i risultati attesi della terapia, una riduzione significativa e stabile degli indici di placca, l’eliminazione dei segni infiammatori, l’indice corrispondente è in questo caso il sanguinamento al sondaggio.
Dott. Antonio Terracciano