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Si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso presso la popolazione (5-20%)[2] e generalmente non viene avvertito dalla persona interessata. Il rumore causato dallo sfregamento dei denti, invece, può disturbare il sonno del partner di letto e talvolta può essere talmente forte da potersi udire anche in altre camere.
Alcuni studi dimostrerebbero come circa l’80 per cento dei soggetti affetti da disturbi del sonno REM sviluppino, in seguito, malattie degenerative come il Parkinson.[3]
Per molto tempo si è pensata che il bruxismo fosse un’attività parafunzionale estranea alla normale funzione come mangiare o parlare, ma è stato dimostrato che il contatto dei denti attiva, attraverso specifici recettori, il nucleo trigemino mesencefalico (MTN), uno dei nuclei centrali del il nervo trigemino, che a sua volta attiva i nuclei del Sistema Attivante Reticolare Ascendente (ARAS) che rilasciano i principali neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale (SNC): dopamina, acetilcolina, serotonina, istamina, orexina, glutammato e, in particolare, noradrenalina. Pertanto il bruxismo ha una funzione attivante sul SNC, sia il bruxismo del sonno che il bruxismo della veglia ma quando è eccessivo può avere effetti patologici: bruxismo patologico, o semplicemente “bruxismo”.[4]