La collaborazione tra figure professionali in ambito medico è oggi considerata fondamentale per qualsiasi tipologia di prestazione.
Ogni specialista è in qualche modo portatore di competenze e saperi che si intersecano in modo trasversale con quelle di colleghi di settori affini.
IL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE DI ENGEL
Ciò avviene per diverse ragioni: in un’ottica bio-psico-sociale, sappiamo che ogni patologia è causata da più fattori concorrenti, e a sua volta provoca una serie di esiti su quel che è il “sistema” individuo, nonché sull’ambiente che lo circonda.
Non esiste una linearità causa-effetto, ma una circolarità dinamica tra variabili ambientali, psicologiche, strutturali, genetiche, sociali nel determinare l’eziologia e l’evoluzione di una patologia.
In particolare, il corpo e la mente non sono mai separati ma appartenenti a un unico microcosmo, dove il benessere personale è simultaneamente determinato tanto dalla salute fisica, quanto da quella psichica.
Alla luce di tale modello (Engel, 1977), si è rivelato sempre più opportuno armonizzarvi tutte le professionalità che lavorano nel campo della salute e che dunque possano abbracciare la visione di un lavoro di rete, e “prendersi cura” (e non più solo prendere “in cura”) del paziente che vi si rivolge, al fine di porre sempre di più al centro la persona e non solo i sintomi della sua malattia.
LA DEFINIZIONE DI SALUTE DELL’OMS
Il modello bio-psico-sociale prese vita dalla definizione dell’OMS del concetto di salute.
Già nel 1948, l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) definì la salute come “uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale”, considerando limitata la definizione di salute come assenza di malattia o di infermità, come delineata dal precedente modello biomedico.
Al di là degli aspetti organici, un individuo non solo è in salute in considerazione del livello mentale – psicologico, ma anche la stessa salute fisica è da focalizzare da una prospettiva olistica, quindi condizionata dalla mente.
IL “CAVO ORALE” E I SUOI SIGNIFICATI
Per quanto riguarda i denti, una collaborazione tra dentista e psicologo appare particolarmente utile.
Il “cavo orale” è una zona densa di significati: già da Freud (1905), sappiamo che nello sviluppo psicosessuale del bambino la fase orale rappresenta la sua prima tappa: sino ai 18 mesi la zona erogena è la bocca e il piacere è dato da attività quali il succhiare il latte materno, mordere, ingerire, e, in generale, incorporare.Tale modalità orale definisce anche il modo di comunicare e relazionarsi con il mondo esterno.
La bocca e i denti assumeranno significati marcatamente relazionali, funzionali non solo al nutrimento ma alla comunicazione ed espressione delle proprie emozioni: il sorriso sarà fondamentale nella vita di un adulto, ma bocca e denti resteranno parti di sé cariche di simbolismi antichi, responsabili di angosce e sintomi futuri.
LO PSICOLOGO ALLA POLTRONA: UNA COMMISTIONE TRA SAPERI MEDICI
Lo psicologo alla poltrona è una figura professionale che affianca il dentista allo scopo di sostenere il paziente nel percorso del trattamento medico: la “fobia del dentista” è l’esito più marcato di una paura che è però generalmente condivisa da tutti, bambini e adulti, in nome dei significati descritti.
Con un approccio accogliente, empatico e nella tutela e rispetto dello stato emotivo del paziente e della sua privacy, lo psicologo affronta con lui il disagio in un momento preparatorio e/o successivo alle visite dentistiche.
Il sostegno psicologico ha una funzione di ascolto e di contenimento, ma è anche un accompagnamento, nell’ottica dell’esplorazione dei vissuti e della comprensione di sé, con cui si può favorire il dispiegamento dei significati connessi alla paura.
L’obiettivo finale è quello di rendere l’intero percorso quanto più efficace possibile in termini di salute organica, con il superamento del problema medico, e in termini di salute psicologica, laddove l’una non può prescindere dall’altra. Il malessere con cui si vive un percorso medico ricade inevitabilmente sul sintomo fisico e ne influenza e predice gli sviluppi.
Spesso l’ansia ostacola la possibilità di accedere ai trattamenti, pertanto lo psicologo potrebbe rivelarsi fondamentale e fare da ponte per l’eventuale alleanza tra il paziente e il suo dentista.
Il lavoro d’équipe è perciò la soluzione che consente la presa in carico globale di un paziente con la certezza di non tralasciare alcun aspetto né dell’individuo, né della sua problematica.
Dott.ssa Simona Galietto
Psicologa
BIBLIOGRAFIA
Carta di Ottawa (1986). Ottawa Charter for Health Promotion. Ottawa (Canada) – 7-21 novembre 1986.
Engel, G. L. (1977). The Need for a New Medical Model: A Challenge for Biomedicine. Science, 196 – pp. 129-136.
Freud, S. (1905). Tre saggi sulla teoria sessuale. Ed. Boringhieri